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Gli studenti di alcune classi della sezione classica sono stati protagonisti di due importanti momenti di commemorazione di eventi della storia della nostra città. Il 27 gennaio si è concluso il percorso che ha portato alla posa della Pietra d'inciampo dedicata a Luigi Bellelli, che ha visto la classe 4D classico impegnata in un lavoro di ricerca e documentazione sul nostro giovane concittadino deportato come internato militare, sotto la guida della ricercatrice Istoreco Elisabetta Del Monte e della professoressa Barbara Castiglioni. Il 3 febbraio, in occasione dell'anniversario dell'eccidio di Via Porta Brennone, alla presenza delle autorità cittadine e con la collaborazione della sezione locale ANPI, le studentesse Gaia Fevola della classe 3B classico e Martina Giordano della 5D classico, con la regia di Luca Cattani della compagnia teatrale MaMiMò e l'accompagnamento musicale di Lorenzo Napoli, classe 1A classico, hanno recitato una pièce dedicata all'evento, le cui autrici sono Gaia Andrea Maddalena, Elisa Cantadori, Emma Waku, Margherita Zotti, Francesca Guzzi della classe 5C classico. Pubblichiamo i testi prodotti dagli allievi. 

PIETRA D'INCIAMPO - LUIGI BELLELLI

Noi ragazzi di 4D classico  abbiamo avuto la possibilità di poter approfondire dal punto di vista storiografico la vita di un nostro giovane concittadino, Luigi Bellelli, nato nel 1924, morto in deportazione a Khala, per il quale il 27 gennaio scorso è stata posata una pietra di inciampo. Un progetto di vera e propria ricerca storica e di analisi dei documenti, grazie ai quali, insieme al team di ISTORECO, abbiamo potuto ricostruire la vita di Luigi e il perché bisognasse dedicargli una pietra di inciampo. Ci siamo immersi nella vita di un nostro coetaneo, arruolato nell’esercito fascista che si è ribellato unendosi ai partigiani. Per questo motivo è stato deportato ed è morto in Germania. Grazie a questo progetto ci è stato possibile non solo assumere le vesti degli storici, ma anche comprendere come la deportazione abbia coinvolto non solo gli ebrei, ma anche tutti gli oppositori politici e i soldati definiti IMI (internati militari italiani) che si sono opposti ad un sistema oppressivo.

ECCIDIO DI VIA PORTA BRENNONE

Era una fredda mattinata di febbraio che sembrava esser come tutte le altre, tutte quelle, terribili, dell’ultimo inverno di guerra, ma per alcuni non fu un giorno qualsiasi: il capo della Provincia di Reggio Emilia, Giovanbattista Caneva scelse quattro partigiani da prelevare dal carcere “dei Servi” per fucilarli, come rappresaglia rispetto ad  un attentato compiuto 24 ore prima. Nel pomeriggio del 2 Febbraio, infatti, presso la federazione dei fasci di Reggio nell'Emilia, vi era stato il passaggio di consegne alla carica di commissario federale tra Ignazio Battaglia e Renato Rossi. In quella occasione una pattuglia della polizia ausiliaria della questura di Reggio era stata attaccata in corso Garibaldi da una squadra di gappisti con il lancio di una bomba a mano, lasciando a terra feriti cinque poliziotti.

Come monito per l’intera popolazione, in un momento nel quale il territorio era sempre più costellato dalle incursioni partigiane di gappisti e sappisti, i quattro giovani furono prelevati dalla prigione nella quale erano stati barbaramente torturati e seviziati e furono condotti alla morte per fucilazione lungo il muro laterale di palazzo Vicedomini, proprio di fianco alla nostra scuola. Si trattava del palermitano Cristoforo Carabillò, dello scandianese Vittorio Tognoli, dei due correggesi Sante Lusuardi e Dino Turci. I loro corpi vennero abbandonati sulla neve  lungo la strada, i polsi legati con il fil di ferro e fu fatto divieto di rimuoverli per 24 ore.

Le famiglie dei caduti li piansero a lungo, incapaci di accettare la perdita prematura dei loro cari, che si trattasse di figli o compagni per la vita o amici, spesso accomunati dalla voglia di giustizia e libertà. L’affetto dei loro cari, è tangibile nelle lettere spedite e mai lette dai destinatari e nei diari lasciati incustoditi nelle dimore, è una palese dimostrazione delle ingiuste violenze subite dai bersagli dei nazifascisti.

Per chiarire le circostanze di questo terribile destino occorso a ragazzi della nostra età, per invitare tutti noi alla riflessione e per rinnovare la memoria di quanto accaduto, abbiamo lavorato sui documenti e sulle biografie di questi ragazzi e ricostruito liberamente le loro parole o quelle di coloro che li hanno amati. Per noi è stato un un approccio alla storia molto diverso rispetto allo studio delle pagine del libro di testo, ma anche un modo per donare una seconda vita a questi giovani, a parziale risarcimento di quanto noi oggi possiamo permetterci di vivere grazie alle loro scelte. 

    

Per Cristoforo Carabillò

Carissimo figlio,

è ormai da tempo che non ho tue notizie. Tuo padre ed Enzo dicono di non preoccuparsi, di non starci a pensare, ma come faccio, come faccio a non pensare al mio amato Lino?

Mi sembra ieri quando uscivi di casa, correndo con le tue gambe lunghe per arrivare alle tre al campo, con la racchetta a tracolla. Io ti urlavo dalla finestra di bagnarti i capelli, di metterti un cappello  su quella capa nera pece che ti ritrovi, ma niente non ne volevi proprio sapere.  

Enzo non lavora più alla bottega di Mimmo, ha chiuso qualche mese fa, dopo che è arrivata la notizia  del figlio Nunzio, te lo ricordi?  La guerra fino a qualche tempo fa  sembrava un avvenimento impossibile. Ma su, come dice tuo padre, non è questo il tempo di piangere.

Mi ha detto tuo padre che lì al nord, non sei più il mio Lino, sei diventato il giovane  tenente “Cris”, pronto a  prendere una pallottola in bocca per salvaguardare la libertà del tuo paese, per proteggere quegli ideali che io e tuo padre ti abbiamo inculcato in testa  fin da quando eri bambino. Non riesco a dormire di notte, mi rigiro nel letto,  chiudo gli occhi e ti vedo con gli occhi sbarrati, in una pozza di sangue, inizio a tremare, a dimenarmi, impreco contro questa maledetta guerra, che mi ha fatta allontanare dal mio adorato figlio, ma poi arriva tuo padre a calmarmi. Certe volte egoisticamente vorrei aver cresciuto un uomo  diverso, mediocre, così forse  saresti ancora qui con me, perché la tua lontananza, Lino,  sta diventando insopportabile. Prego ogni giorno il Signore di vegliare su di te. So che adesso  hai una carica importante, ma ti supplico, ritagliati qualche minuto per scriverci, per darci  tue notizie.

Detto questo si è fatto tardi, vado a preparare la cena, ma sappi che il mio pensiero non ti abbandona un istante.

T’abbraccio mille e mille volte.

la tua mamma.    7-5-1945

A Vittorio Tognoli

Odio lavorare alla Stellina senza di te, che mi aiutavi a portare le pentole troppo pesanti.

Odio la voce di Attilio, troppo simile alla tua.

Odio la domenica quando passeggio lungo il Tresinaro non più in compagnia.

Odio non poter più scegliere le tue cravatte.

Odio tornare a casa di nonna Agata senza che lei mi dia le caldarroste che ti piacevano tanto.

Odio la primavera, la stagione delle primule, che raccoglievi ogni volta che passavi per Rondinara.

Odio il loro odore e vederle, ormai appassite, nel bicchiere sopra il nostro comodino.

Odio come tutti, da clienti ad amici, ti chiamino ancora al gubet.

Odio la tua voglia di metterti in gioco, la tua tenacia.

Odio come tu abbia fatto il possibile per proteggere i due ragazzi che erano nascosti nella nostra camera, preferendo andare incontro alle camicie nere.

Odio le parole di conforto che mi ripetevi poco prima che ti portassero in piazza.

Odio quel Tornerò presto che ancora risuona nelle mie orecchie.

Odio come tu abbia rifiutato l’aiuto dei partigiani per evitare una carneficina.

Odio quel 3 febbraio, quando, dopo mesi di torture, hanno posto fine alla tua vita.

Odio non avere nessuno al mio fianco la mattina, al mio risveglio.

Odio tutto ciò che mi ricorda te perchè mi manchi Marco.

Liliana

Per Sante Lusuardi

Ricordo ancora come se fosse ieri il giorno della tua cattura.

Non dimenticherò mai il momento in cui, affacciatomi alla finestra di casa mia per il baccano assordante, riconobbi la tua figura mentre gridava e tentava di divincolarsi dalla presa ferrea di quei maledetti fascisti.

Ancora oggi, quando mi chiedono quale dettaglio mi rimase più impresso di quell’episodio, io ricordo sempre il tuo volto, espressione di incertezza, terrore ma soprattutto di consapevolezza, sentimento con cui ti eri più e più volte confrontato e che ti aveva spinto ad entrare nella Resistenza. Tu, giovane operaio cresciuto troppo in fretta per adeguarsi ad un mondo così crudele e terribile.

Nonostante la tua giovane età hai voluto dare un contributo a questa lotta che vide troppi morti e hai svolto il tuo dovere carico di speranza e aspettative per il futuro.

Insieme a quel volto rivedo anche una persona ottimista e solare, che ha vissuto un’esistenza normale finchè ha potuto nella tranquilla monotonia della sua città, Correggio.

Credo sia giusto ricordarti in questo modo, due facce della stessa medaglia. Qualche mese dopo la Liberazione mi raccontarono della strage di Via Porta Brennone e che ognuno dei partigiani uccisi era stato torturato con feroce sadismo dai fascisti.

Mi si gelò il sangue nelle vene e per alcuni interminabili minuti rimasi in silenzio, incapace di dire qualcosa di sensato.

Il colpo di grazia arrivò quando mi riferirono le tue ultime parole: “Finalmente anch’io.”

Quanto può aver sopportato una persona per pronunciare una frase del genere?

In che modo il dolore può piegare gli animi, spezzare le aspettative e portare alla più completa rassegnazione?

L’unica cosa in cui spero è che tu Sante abbia trovato pace.

Con affetto,

il tuo amico Carlo

Mi chiamo Dino Turci (Ercole o Scheggia)

Ero un giovane di appena vent’anni quando fui arrestato dai nazifascisti nella mia stessa casa. Avrei potuto avere una vita intera davanti a me, ma già da tempo sapevo che non era possibile. Ero troppo innamorato dell’idea di libertà, di giustizia e combattevo per un futuro migliore, per i miei cari e per il mio Paese. Conoscevo bene i pericoli a cui andavo incontro ma non avevo paura della morte: sognavo una nuova Italia, non credevo di poterla vedere, ma andava bene così.

Quando mi hanno arrestato sapevano bene chi ero, per due mesi hanno cercato di estorcermi informazioni con le più disumane delle torture, e forse alla fine gliene ho dato qualcuna. Ricordo solo il dolore, le urla, la disperazione: ci ho perso la testa in quel carcere.

Quando nella notte tra il 2 e il 3 febbraio mi hanno portato fuori insieme ad altri tre prigionieri, ormai ero l’ombra di me stesso, avevo perso tutto. Ci hanno fucilati all’altezza di Via Porta Brennone, uno dopo l’altro siamo caduti a terra e i nostri corpi sono rimasti lì, inermi e martoriati, per giorni.

Io comunque ho lasciato il mondo sorridendo e fiero di morire per la mia Patria, ho perfino perdonato i miei esecutori, perché non sapevano ancora che l’uccidersi tra fratelli non produce nulla, e ho accettato con rassegnazione il volere di Cristo.

Il vostro Scheggia                                             

 

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Circ 340 - Partecipazione alla conferenza “La natura ama nascondersi: i filosofi antichi e la natura delle cose”

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Concorso Cantagrecia 2023

Nella settimana più canora dell’anno, merita una menzione speciale il concorso Cantagrecia 2023, un festival del greco antico - organizzato dall’Associazione Italiana di Cultura Classica “Antico e Moderno” (Roma) in occasione della Giornata Mondiale della Lingua e Cultura Ellenica.

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Risultati gara interna di fisica

Campionati italiani della fisica

Gara di 1° Livello – 15 dicembre 2022

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Medaglia d'oro alle Olimpiadi di Informatica

Ottimo risultato per i ragazzi del Liceo alla gara nazionale delle Olimpiadi di Informatica che si è tenuta a Biella dal 22 al 24 settembre 2022.

Hanno partecipato:

  • Fabio Gulmini 5F, quarto posto e medaglia d'oro
  • Tommaso Pedroni 5G, 32esimo posto e medaglia di bronzo
  • Michele Aguzzoli 5G, 58esimo posto

Vivissimi complimenti ai nostri studenti

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L'Italia si è qualificata nel medagliere alle Olimpiadi internazionali di matematica

Alle Olimpiadi internazionali di matematica, IMO, tenutesi a Oslo l’Italia, per la prima volta, si è qualificata nel medagliere,grazie al risultato straordinario di due ragazzi reggiani, medaglie di bronzo per Gualdi Pietro e De Pietri Daniele del liceo Ariosto Spallanzani.

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